ARTISTI CHE SUPPORTANO LA PETIZIONE

SI RINGRAZIA PER IL SOSTEGNO 

UPUI (Nicolò Mulè)

Brevi accenni biografici scritti da Andrea Armati su Upui

È uno degli artisti più apprezzati del panorama neopagano italiano, ma pochi sono al corrente del suo vero nome. Quelli che frequentano l’ambiente della Stregoneria lo conoscono soprattutto per i suoi disegni, per quello stile inconfondibile che promana dai talismani, dai grimori, dagli schemi tracciati con la punta di un carboncino. Le sue incisioni su rame, ormai, sono esposte nei maggiori musei di Stregoneria e di tradizioni folcloriche del mondo: da Triora a Boscastle, in Inghilterra, fino a Salem nel Massachusetts. L’Arte di questo giovane praticante devoto alla Dea si è diffusa a macchia di leopardo mentre il suo nome magico, riportato in diverse riviste di esoterismo italiane – da Labrys a Lex Aurea fino ad Athame – non di rado è stato associato a un volto femminile. Di fatto, molti ancora oggi sono convinti che dietro quegli oscuri arabeschi ci sia la mano di una donna. Ma chi è davvero la Strega Upui?
All’inizio credevo che dare una risposta a questa domanda fosse abbastanza semplice; ero convinto, infatti, che bastasse contattare il diretto interessato e la sua identità si sarebbe svelata senza troppi problemi ai nostri occhi. A torto, pensavo che fosse facile capire cosa si celasse dietro la Strega Upui, perché nella mia mente ancora associato a quel nome c’era ‘solo’ un disegnatore; per carità, di certo doveva anche essere un praticante della Vecchia Religione, visto il massiccio numero di simboli pagani cui faceva ricorso nei suoi lavori. Ma in fondo, per me Upui rimaneva un disegnatore; niente di molto altro. Ora non sono più dello stesso avviso.
Scontato chiedersi perchè io abbia cambiato idea, non altrettanto semplice dare una risposta; diciamo che è lo stesso motivo per cui poi ho sentito il bisogno di scrivere questo libro, di trasmettere la testimonianza di un uomo che prima è stato donna e ora tenta di riportare la storia di quella donna alla luce. A questo servono i suoi schemi, i suoi talismani e i suoi grimori; sì, perché al contrario di quello che un occhio distratto può cogliere dall’esterno, i lavori di Upui hanno poco o nulla a che vedere con l’arte. Non sono arte, o almeno non in senso stretto, e lo dico anche se so che una conclusione del genere di primo acchito sembrerebbe assurda. In realtà, tutto il lavoro della Strega Upui – cioè decine e decine di disegni, incisioni e schemi – non è altro che una trascrizione dei suoi dialoghi con la Dea. Una trascrizione puntigliosa, di più, chirurgica; come se noi usassimo l’obbiettivo di una telecamera per riprendere una conversazione, così Upui registra meticolosamente negli schemi le sue visioni e i suoi viaggi astrali. Il suo è un vero e proprio grimorio visivo; un grimorio dove si sommano una dietro l’altra le parole e i pensieri, che crescono su se stessi creando grovigli di lettere e pentacoli sovrapposti.
L’estetica sta sullo sfondo; è un trucco ottico studiato per rendere accessibile agli altri un dialogo fitto e segreto. Talmente segreto che ha spinto l’autore col tempo a combinare tra loro ben quattro cripto-alfabeti per celarlo: l’Istintivo, il Relativo, il Tebano e il Cerimoniale.
Alt, fermiamoci un attimo.
Spiegare chi sia la Strega Upui, infatti, è impossibile senza prima aver avuto accesso a quel percorso che ha portato un pittore d’icone sacre devoto alla Chiesa alla corte della Dea. La nostra domanda allora va rovesciata: cosa c’era prima di Upui? Cosa ha spinto cioè un giovane cattolico, membro del più noto centro anti-sette italiano, il Gris, a passare in pochi anni dalla parte degli ‘inquisitori’ a quella delle streghe? Intorno a questa domanda ruota tutta la nostra indagine. Intorno a un uomo che ancora nel 1996 era in procinto di farsi sacerdote e che all’anagrafe risponde al nome di Nicolò Mulè (Upui).
Oppure visita anche il Sito di Upui http://upui.altervista.org/index.html